ELETTROTERAPIA/TENS/DIADINAMICA
Si definisce Elettroterapia l’utilizzo a scopo terapeutico dell’energia elettrica nelle sue varie forme. Essa produce effetti diversi sull’organismo con varie indicazioni cliniche principalmente eccitomotoria, antalgica e veicolante di farmaci.
Le tipologie di correnti impiegate sono essenzialmente due:
Corrente continua:
corrente in cui non si modifica né l’ampiezza né la direzione dove la più impiegata è la galvanica allo scopo di generare un effetto di galvanizzazione e cioè uno spostamento di cariche da una parte all’altra modificando in questo modo la permeabilità di membrana cellulare aumentando la capacità di scambio che favorisce l’apporto di sostanze nutritive e l’asporto di “cataboliti” sostanze di scarto; inoltre è la corrente impiegata allo scopo di far veicolare un farmaco con effetto specifico (di solito antinfiammatorio) conosciuta con il nome di jonoforesi. Il paziente in questo caso sente solo un leggero formicolio durante l’applicazione.
Corrente variabile:
termine generico per indicare numerose forme d’onda in cui le diverse conformazioni, la larghezza dell’impulso e i tempi di pausa si rendono responsabili di differenti effetti terapeutici, con azioni antalgiche, trofiche o eccitomotorie.
Nella pratica clinica possiamo distinguere:
• elettroterapia di stimolazione: utilizzata per recuperare la forza muscolare e quindi tono e trofismo di un distretto rimasto fermo per un’intervento chirurgico o per patologie degenerativo-acute;
• elettroterapia antalgica: diadinamiche, tens, a scopo antidolorifico;
• elettroterapia veicolante farmaci: ionoforesi, jontoforesi che agiscono sia sul dolore che sul trofismo, ma anche in maniera mirata con il veicolamento del farmaco sulla condizione fisicochimica locale con una riduzione importante dell’effetto collaterale della terapia medica somministrata per via generale.
TENS Transcutaneous electrical nerve stimulation ossia Elettrostimolazione nervosa transcutanea. Nel tens la prima cosa da sapere è che ci sono tre tipi di correnti elettriche che sono usate per la terapia dei disturbi muscolo-scheletrici.
La terapia TENS si basa sull'applicazione, per mezzo di elettrodi, di correnti appropriate i cui microimpulsi eccitano solo le fibre nervose della sensibilità tattile situate sotto la pelle. Praticamente gli elettrodi vengono posti a livello della zona dolorante e coprono la maggior estensione possibile di pelle al di sopra della zona interessata.
L'elettroterapia TENS ha un effetto antalgico attraverso la stimolazione selettiva dei nervi periferici da parte di impulsi elettrici.
La TENS è indicata in numerose patologie come nei dolori radicolari (cervicale, lombalgie e cruralgie), nelle nevralgie post-erpetiche, nell'artrite reumatoide, nell'artralgie e mialgie localizzate è importante ricordare inoltre che la terapia TENS è controindicata per i pazienti portatori di pace-maker, nella gravidanza, per la stimolazione peri-cardiaca e qualsiasi allergia accertata alla corrente.
Nel Centro Fisiomedica è possibile effettuare sedute di Elettroterapie e Tens con nuovissime attrezzature tecnologicamente avanzate.
IONOFORESI
La ionoforesi consiste nella somministrazione di un farmaco attraverso la pelle sfruttando una corrente elettrica continua che viene prodotta da un apposito macchinario. Tale veicolazione transcutanea avviene appunto grazie a correnti elettriche a basso voltaggio.
La ionoforesi, nota ormai da molti anni e talvolta definita “iniezione senza ago”, viene sfruttata in diversi campi della medicina; oltre a essere utilizzata come trattamento della sintomatologia dolorosa di artrosi, artrite, sciatica, strappi muscolari ecc.). Il vantaggio fondamentale di questa tecnica è che si riesce a concentrare il farmaco dove serve. Abbiamo quindi due grossi vantaggi. Il primo come abbiamo detto è concentrare la medicina nella parte del corpo dove è presente il dolore. Il secondo è che non immettendo il farmaco in tutto il corpo ci preserviamo da tutti gli effetti collaterali potenzialmente dannosi che esso ha su tutti gli altri organi.
La durata di una seduta di ionoforesi è di almeno 10 minuti-20 minuti; un ciclo costa di 10-15 sedute con cadenza giornaliera.
Approfondimenti
La ionoforesi è quindi una delle diverse tecniche che rientrano nel campo delle elettroterapie.
Com’è noto esistono due grandi tipologie di trattamenti elettroterapici, quelli in corrente continua (di cui fanno parte la ionoforesi e la galvanoterapia) e quelli in corrente alternata a bassa, media e alta frequenza (elettrolipolisi, TENS, correnti di Traebert, corrente faradica, correnti di Kotz ecc.).
Vantaggi e controindicazioni
Come spesso accade in ambito medico, determinate tipologie di terapia riscuotono grandi consensi da una parte e generano diverse perplessità dall’altra.
I sostenitori della ionoforesi ritengono che questa tipologia di elettroterapia offra diversi vantaggi; innanzitutto la ionoforesi permetterebbe di introdurre nell’organismo del paziente il medicinale puro, senza bisogno di abbinarlo ad altre sostanze che abbiano il compito di veicolarlo o, eventualmente, tamponarlo; consentirebbe di ottenere gli stessi vantaggi, se non superiori, a quelli ottenibili con formaci somministrati oralmente o per altre vie, senza arrecare danno alcuno ad altri organi o tessuti; a parte qualche leggerissimo fastidio iniziale, la somministrazione dei farmaci attraverso la ionoforesi è praticamente indolore; la ionoforesi consentirebbe agli ioni che vengono veicolati nell’organismo di legarsi a certe proteine plasmatiche consentendo al farmaco una maggiore sua permanenza in circolo; la gran parte del farmaco, che si lega alle proteine, si accumulerebbe negli interstizi facendo sì che esso si rilasci in modo più lento e prolungato nel tempo; iperpolarizzando le terminazioni nervose, la ionoforesi eleverebbe la soglia di eccitabilità con un conseguente notevole effetto antidolorifico e inoltre, seppure la corrente generata dalla strumentazione sia di intensità minimale, la ionoforesi determinerebbe un lieve aumento del flusso ematico.
Di fatto, con la ionoforesi si verrebbe a creare un deposito attivo farmacologicamente che svolgerebbe prima un’azione di tipo locale e poi, dopo la sua mobilizzazione attraverso i circoli ematico e linfatico, un’azione di tipo generale.
Ovviamente le critiche non mancano. Quella che più spesso viene mossa alla ionoforesi è relativa al fatto che non tutti gli ioni medicamentosi sono in grado di superare la barriera costituita dalla cute; esistono infatti diverse ricerche che hanno mostrato come il peso oppure la grandezza molecolare di certi preparati fungano da serio ostacolo alla loro penetrazione nei tessuti. È per questo motivo che è necessario utilizzare preparati medicamentosi che abbiano, “grandezze e pesi molecolari ridotti, così da ipotizzare, con maggior probabilità, un loro passaggio attraverso i pori di membrana“. Un’altra critica alla ionoforesi, mossa da alcuni autori, è che il farmaco che viene somministrato, a causa della ionizzazione, potrebbe perdere alcune sue qualità fisico-chimiche e, conseguentemente, verrebbe meno anche la sua efficacia.
Tecnica
La ionoforesi si avvale di un apposito generatore di corrente continua a bassa intensità (solitamente si impiegano correnti che oscillano tra 5 e 10 milliampere); il generatore, dotato di appositi sistemi di controllo, crea un campo elettrico che viene trasmesso tramite due elettrodi, uno positivo e l’altro negativo; gli elettrodi vengono posizionati sulla cute del soggetto in prossimità della zona che necessita del trattamento farmacologico.
Il principio attivo che deve essere veicolato con l’ionoforesi viene posto sull’elettrodo che corrisponde alla sua polarità e che è quello che verrà posizionato nella zona che necessita di trattamento, mentre l’altro verrà posizionato nelle vicinanze
Alcuni fra i farmaci più utilizzati in ionoforesi sono l’acetilsalicilato di lisina (polarità negativa), il baclofene (polarità positiva), la benzidamina cloridrato (bipolare), il dantrolene (polarità positiva), il diclofenac sodico (polarità negativa), il fenilbutazone (polarità positiva), il flumetasone (polarità negativa), il glicole salicilato (polarità positiva), l’idrocortisone (polarità positiva), l’indometacina sale di glumina (polarità negativa), il ketoprofene (polarità negativa), il metile nicotinato (polarità positiva), la novocaina (polarità positiva), le vitamine B1 e B2 (polarità positiva), la benzidamina (polarità positiva) e la carbaina (polarità positiva).
Prima di iniziare il procedimento di ionoforesi è necessario che la zona nella quale verranno applicati gli elettrodi sia ripulita e sgrassata molto accuratamente; la pulizia e lo sgrassamento della zona da trattare sono fondamentali, infatti lo strato corneo dell’epidermide costituisce, con il suo contenuto fatto di cellule morte, lipidi, secreti sebacei ecc., un notevole ostacolo alla penetrazione ottimale della sostanza medicamentosa. Il farmaco inoltre penetra meglio se questo è scarsamente solubile nel veicolo, ma notevolmente solubile nei grassi.
Va ricordato anche che è fondamentale che la zona di applicazione sia priva di lesioni perché il paziente potrebbe riportare un’ustione più o meno importante.
La ionoforesi è, come detto, una tecnica terapeutica sostanzialmente indolore, ma, inizialmente, si potrà avvertire una leggera sensazione di calore, mentre in seguito si avvertirà generalmente un po’ di pizzicore. Nel caso che il soggetto avverta bruciore è necessario che il trattamento venga sospeso.
Prima della rimozione degli elettrodi, l’indicatore di intensità deve essere portato sullo zero.
Controindicazioni
La ionoforesi è controindicata in caso di presenza di pace-maker, impianti cardio-defibrillatori, protesi metalliche, spirale intrauterina metallica, lesioni cutanee (abrasioni, dermatiti, ferite), ipoestesia cutanea, polineuropatie, aritmia cardiaca ed epilessia.
La ionoforesi, inoltre, non deve essere praticata su donne in stato interessante.
La storia
L’origine della ionoforesi può essere fatta risalire ai primi anni del XX secolo; nei primi anni del 1900, infatti, un biologo francese, Stéphane Leduc, riuscì a dimostrare che, grazie all’azione della corrente continua, determinate sostanze erano in grado di oltrepassare la barriera cutanea.
TECARTERAPIA
La TecarTerapia è una tecnologia che utilizza radiofrequenza, per curare in maniera molto efficace patologie dell’apparato muscolo-osteo-cartilagineo, andando a riattivare i meccanismi autoriparatori già presenti normalmente nel nostro organismo.
Ciò che contraddistingue la tecarterapia rispetto alle altre terapie che sfruttano il calore, è il meccanismo di funzionamento in cui il calore non proviene da una sorgente esterna al corpo, ma proprio il passaggio della radiofrequenza determina una resistenza e quindi un calore “interno”. Ogni patologia è differente, e naturalmente l’approccio terapeutico cambia di volta in volta. La durata media di un trattamento, per ottenere dei buoni risultati, varia tra i 20 e i 30 minuti. Generalmente si parla di ciclo di sedute, e in media si ottengono buoni risultati già con un numero di sedute che va da 5 a 10. Non è possibile però dare un numero preciso, in quanto la complessità della patologia varia da soggetto a soggetto, e quindi il numero di sedute risulta molto variabile. Già dalla prima seduta molto spesso il paziente riferisce un miglioramento della sintomatologia dolorosa.
Approfondimenti
Integrata all’intervento del fisioterapista per la proprietà di stimolare in profondità il sistema circolatorio e linfatico, la nuova fisioterapia, supportata dalla tecnologia Tecar, consente progressi inaspettati nel trattamento di numerose patologie di tipo osteoarticolare e muscolare, acute e croniche, riducendo enormemente i tempi e i costi.
• Tempi di recupero ridotti grazie all’azione profonda, omogenea e localizzata.
• Risultati immediati e stabili grazie alla stimolazione e al rafforzamento delle capacità di autoriparazione dei tessuti.
• Istantaneo sollievo dal dolore grazie al potente effetto analgesico determinato dalla riattivazione della microcircolazione.
• Precocità di mobilizzazione grazie alla flessibilità della terapia e alla possibilità di ripeterla più volte, anche nella stessa giornata.
Con la nostra tecnologia si trattano con efficacia e in tempi brevi le patologie riguardanti i sistemi osteo-articolare e muscolare.
Ad esempio la Tecarterapia viene impiegata nelle terapie riabilitative per il recupero di distorsioni, lesioni tendinee, tendiniti e borsiti, esiti di traumi ossei e legamentosi, distrazioni di tipo osteoarticolare, dolore cronico agli arti.
Inoltre, grazie alla capacità di apportare nutrimento e ossigeno ai tessuti, è utilizzata in diverse forme di osteoporosi e in molti programmi riabilitativi post-chirurgici, in particolare dopo gli interventi di artroprotesi.
La Fisioterapia riabilitativa integra la tecnologia Tecar nell’intervento terapeutico delle patologie di origine osteoarticolare e muscolare, acute e croniche.
Condropatia rotulea: stimola il sistema circolatorio in profondità a livello della matrice cartilaginea per portare ossigeno e nutrimento al tessuto infiammato. Elimina le sensazioni di dolore, pesantezza e rigidità articolare.
Coxartrosi: induce una franca vascolarizzazione a livello della cartilagine articolare, reidratando così i tessuti sclerotizzati. Inoltre la Tecarterapia® permette di decontrarre la muscolatura con un efficace effetto miorilassante indotto da un maggior apporto di sangue.
Algie croniche riattiva la microcircolazione a livello dell’area dolente permettendo così il drenaggio dalla muscolatura o dall’articolazione dolorante dei cataboliti infiammatori.
Pubalgia cronica: permette di agire in modo focalizzato a livello dell’inserzione muscolare infiammata apportando ossigeno e sostanze nutritizie. Inoltre permette di stimolare la vascolarizzazione a livello del tessuto muscolare contratto, ottenendo un efficace effetto miorilassante.
Capsulite adesiva: un maggior apporto di sangue consente di reidratare, elasticizzare ed ammorbidire il tessuto fibrotico formatosi all’interno dell’articolazione, promuovendone una maggiore mobilità.
Spina calcaneare: un incremento localizzato di afflusso sanguigno a livello della muscolatura plantare induce un efficace effetto decontratturante. Inoltre in presenza di fascite plantare attraverso la Tecarterapia si potrà agire sull’infiammazione drenando i cataboliti e riducendo il gonfiore. Infine inducendo una vasodilatazione localizzata a livello tendineo si potrà interferire sulla deposizione degli ossalati di calcio.
Tendiniti: si riducono rapidamente flogosi e dolore reidratando il tessuto ischemizzato e asportando le tossine causa dell’algia attraverso l’incremento localizzato della microcircolazione.
Strappi muscolari: si interviene immediatamente sul tessuto muscolare lesionato per drenare le raccolte ematiche conseguenti al danno attraverso la riattivazione del sistema venoso, permettendo così un’indagine diagnostica più rapida e accurata.
Distorsioni: La Tecarterapia® consente di operare su distorsioni in fase acutissima. L’intervento immediato permette di evitare la formazione di un edema esteso attraverso il richiamo da parte del sistema linfatico del liquido interstiziale in eccesso causa di gonfiore e dolore.
Epicondilite: incrementando la microcircolazione a livello del tendine infiammato si apportano ossigeno e nutrimento e si asportano le sostanze di scarto che causano dolore ottenendo un rapido effetto antalgico.
Cervicalgia miotensiva: la stimolazione della vasodilatazione a livello della muscolatura contratta si riflette in un immediato effetto miorilassante eliminando le fastidiose sensazioni di dolore e rigidità.
Contusioni: a seguito di un trauma diretto, in presenza di edema o ematoma, con la Tecarterapia® si agirà riattivando il sistema circolatorio. L’induzione dell’incremento del microcircolo permetterà il richiamo di liquido in eccesso con conseguente riduzione del gonfiore e del dolore, la stimolazione della vasodilatazione accelererà il meccanismo di riassorbimento dell’ematoma.
Post-operatorio: è possibile agire nell’immediato post-operatorio, anche in presenza di protesi, contrastando la formazione di edemi attraverso il richiamo di liquido nel sistema linfatico, ottenendo così un efficace effetto antalgico.
Borsiti: in presenza di forte stato infiammatorio e dolore, incrementare la microcircolazione a livello localizzato permette di ossigenare il tessuto stressato supportandone i naturali processi riparativi e allo stesso tempo di drenare le tossine, causa del dolore. Inoltre si può agire sulla muscolatura circostante per eliminare tensioni e contratture.
Le applicazioni della tecnologia Human Tecar in ambito sportivo si sono sviluppate nello sport professionistico, in collaborazione con i principali poli universitari specializzati in medicina sportiva.
La Tecarterapia® viene utilizzata con successo in un gran numero di specialità ed è stata adottata ufficialmente da centinaia di squadre, federazioni e centri di assistenza di tipo fisioterapico in numerose manifestazioni nazionali e internazionali, sia professionistiche che amatoriali.
Ogni giorno la Tecarterapia consente a migliaia di atleti infortunati di rimettersi in gara in tempi rapidissimi: la garanzia di risultati immediati e la possibilità di ripetere pratiche fisioterapiche più volte nella stessa giornata possono salvaguardare l’atleta dalla compromissione di una competizione importante.
Più reattività: La moderna fisioterapia si apre alla prevenzione e al recupero muscolare. Grazie alle reazioni indotte nel tessuto, la tecnologia Human Tecar consente una migliore ossigenazione che rende i muscoli più elastici e reattivi e, di conseguenza, meno soggetti a stiramenti e strappi. Il gesto atletico diventa inoltre più ampio e forte.
Più potenza: La miglior capillarizzazione stimola la capacità del muscolo di ricevere sangue, il che si traduce in un aumento della potenza muscolare.
Via la fatica
L’aumento della circolazione sanguigna e linfatica porta a una rapida deacidificazione e quindi a un più veloce smaltimento delle tossine. Gli atleti, sovraffaticati dagli allenamenti stressanti, riacquistano forza e ritornano in forma nel giro di breve tempo.
ONDE D'URTO
La terapia con onde d'urto è una terapia non invasiva ed estremamente efficace su particolari tipi di patologie. L’applicazione di questa terapia comporta tempi relativamente modesti e si esegue in poche sedute.
E’ utilizzata da tempo per il trattamento delle patologie a carico dei tessuti molli e delle ossa, sia nell’uomo.
Il trattamento con onde d’urto viene sfruttato:
• a livello del passaggio osteo-tendineo,
• a livello delle calcificazioni intramuscolari,
• a livello delle discontinuità ossee nelle patologie di mancata saldatura dei monconi ossei.
La traduzione pratica si è quindi rivelata di grande interesse nella patologia muscolo-scheletrica in tre specifici ambiti di intervento:
a) nel ripristino dei processi di riparazione ossea ove si registri un ritardo di consolidazione o una evidente pseudoartrosi; tali situazioni sono relativamente frequenti nelle fratture di tibia o di femore, nelle fratture ulnari e soprattutto a carico dello scafoide carpale.
Spesso, soprattutto nei soggetti giovani e desiderosi di tornare in attività si hanno mobilizzazioni precoci che provocano una instabilità rotatoria dei monconi e possono portare ad un ritardo della saldatura ossea. L’evoluzione in pseudoartrosi o in un ritardo di consolidamento ha più probabilità di verificarsi nel caso di traumi che hanno portato i capi ossei ad una notevole distanza tra loro, nel caso di traumi con l’interposizione di tessuti molli tra i monconi, nel caso di interventi chirurgici di osteosintesi con ampio scollamento periostale e, secondo le più recenti teorie, nell’applicazione di sintesi rigide che impediscono l’effetto piezoelettrico di stimolazione dell’osso.
b) nel caso di esiti fibrotici e/o calcifici delle lesioni muscolari, quali strappi e lesioni da schiacciamento o da taglio; in tutte quelle situazioni in cui si verifica un versamento ematico è facile la formazione di raccolte inframuscolari che possono organizzarsi e risolversi con un residuo cicatriziale e/o calcifico di difficile trattamento.
Tali evoluzioni patologiche possono verificarsi anche in caso di interventi chirurgici ed in particolare di re-interventi.
Possono verificarsi anche in assenza di lesioni dirette ma in associazione a patologie neurologiche e in particolare nei comi. In questi casi ad essere maggiormente colpite sono le formazioni paraarticolari dell’anca e del gomito.
c) nelle patologie tendinee o nelle patologie da sovraccarico, in particolare nelle tendinopatie croniche resistenti ad altre terapie, con una chiara e circoscritta localizzazione anatomo-funzionale; ad esempio nelle classiche:
epicondiliti (tennis elbow)
nelle sofferenze del tendine d’achille
nella tendinopatia calcifica di spalla
nelle fasciti plantari associate o meno a spina calcaneale.
L’utilizzazione delle onde d’urto si è quindi affermata inizialmente in ambito ortopedico, nei processi di riparazione ossea ove si registri un ritardo di consolidamento o una evidente pseudoartrosi; tali situazioni sono relativamente frequenti nelle fratture di tibia o di femore, nelle fratture ulnari e a carico dello scafoide carpale. In questi casi la presenza di mezzi di sintesi derivanti da precedenti interventi non rappresenta motivo di impedimento alla terapia con onde d’urto. Essa è solitamente eseguita attraverso un puntamento radiologico così da colpire esattamente la zona critica e richiede l’applicazione di una energia elevata; nella maggior parte dei casi un unico trattamento si rivela sufficiente.
Successivamente l’attenzione per questa metodica si è rivolta al trattamento delle tendinopatie croniche resistenti alle terapie tradizionali quali la fascite plantare, la tendinopatia calcifica del sovraspinoso e l’epicondilite. La terapia, in questo tipo di patologie, è proposta in due o tre sedute; sono consigliate circa 2 settimane di intervallo tra le applicazioni successive; l’intensità di energia utilizzata è di livello medio. L’applicazione delle onde d’urto tende a coprire la zona interessata dalla patologia.
Per queste indicazioni è stata ottenuta anche l’approvazione della Food and, in particolare:
la tendinopatia dell’achilleo,
la tendinopatia del rotuleo,
la trocanterite,
la tendinopatia della zampa d’oca.
L’indicazione elettiva è quindi rappresentata da sofferenze tendinee croniche resistenti ad altre terapie; l’effetto sulle infiammazioni acute appare meno clamoroso, ma sono molti gli autori che propongono le onde d’urto anche in questi casi.
Un discorso particolare riveste il trattamento dell’atleta. Infatti lo sportivo tende a considerare il dolore come unico elemento limitante, ma la terapia con onde d’urto porta solitamente ad una riduzione della sintomatologia dolorosa decisamente prima del suo effetto biologico sui tessuti, inoltre l’effetto fisico della terapia stessa necessita di almeno una settimana per essere assorbito; quindi è importante informare l’atleta e l’allenatore dei tempi da rispettare per la ripresa dell’attività poiché una ripresa incauta potrebbe portare ad effetti negativi anziché ad un miglioramento della sofferenza tendinea.
Successivamente la terapia con onde d’urto è stata utilizzata con successo anche nel trattamento dei processi calcifici muscolari e tendinei. In questi casi si registra spesso un netto miglioramento clinico nella mobilità del segmento cui non corrisponde analoga modificazione del quadro radiografico che si modifica solo molto più tardi.
Buoni risultati sono stati ottenuti anche nella stimolazione della vascolarizzazione in particolari patologie dell’osso quali la necrosi della testa del femore e della testa dell’omero o nelle sindromi algodistrofiche.
Altre applicazioni
Le risposte positive ottenute nel trattamento dei tessuti tendinei hanno indotto l’uso delle onde d’urto anche nel trattamento delle fibrotizzazioni delle fasce e dei tendini come nel caso delle rigidità postraumatiche o nel morbo di Dupuytren.
Una decisa spinta ad un allargamento del campo applicativo delle onde d’urto è venuta recentemente dalla sua proposizione in chirurgia plastica nel trattamento delle ulcere cutanee; in questo caso è stata messa a punto una particolare sonda generatrice di onde d’urto defocalizzate atte ad una azione superficiale diffusa.
Cautele
La terapia ad onde d’urto ha delle nette controindicazioni nel caso di infezioni ossee, sulle cartilagini di accrescimento e nei disordini della coagulazione. Inoltre vi sono delle controindicazioni relative come nel caso di tumori ossei, in caso di gravidanza e nei portatori di pace-maker.
Non va dimenticato che...
La maggior parte dei trattamenti riguarda le patologie dei tessuti molli e le infiammazioni muscolo-tendinee. La terapia con onde d’urto agisce su condizioni di sofferenza che hanno cause biomeccaniche spesso distanti dalla sede di infiammazione da trattare; quindi l’efficacia della terapia non è legata solo all’efficacia del trattamento in sé, ma richiede una corretta diagnostica biomeccanica e un trattamento di rieducazione e correzione di sostegno atto a modificare anche le cause originarie della patologia per evitare il rischio che la medesima patologia si ripresenti a breve distanza.
E’ quindi importante che la terapia con onde d’urto sia parte di un processo terapeutico più ampio che valuti l’aspetto patologico nell’insieme della condizione clinico-funzionale del soggetto, così che, integrata con altri interventi fisiokinesiterapici, risolva il fenomeno infiammatorio conclusivo e, contestualmente, intervenga anche sulle cause originarie.
MAGNETOTERAPIA
La magnetoterapia agisce sulle singole cellule del corpo “ricaricandole” di energia.
Le cellule vive, sia nervose che muscolari, ed in genere tutte le cellule del corpo, possiedono un potenziale elettrico, definito potenziale elettrico di membrana a riposo (Em), calcolato dalla differenza di carica elettrica intra ed extra cellulare.
Più basso è questo differenziale di potenziale e più bassa è la vitalità della cellula. In generale, in seguito ad una lesione muscolare, un trauma, una ferita, una malattia, o altri eventi negativi, le cellule circostanti l’area interessata, perdono parte della loro carica elettrica (cioè variano il loro differenziale di potenziale).
In alcuni casi è possibile reintegrare la parte di carica persa (biostimolare): il campo magnetico generato è in grado di trasferire carica elettrica alla cellula stessa. L’efficacia contro il dolore si basa in particolare sulla pulsazione del campo magnetico che viene attivato, poi spento, poi attivato di nuovo in rapida sequenza. Questo meccanismo “condiziona” la cellula che viene stimolata con una sequenza di campi magnetici che cedono energia alla cellula “ricaricandola elettricamente”.
Approfondimenti
La magnetoterapia è l’impiego dei campi magnetici pulsati a bassa frequenza, oppure l’impiego di emissioni elettromagnetiche complesse ad alta frequenza, con finalità di cura medica.
Le onde elettromagnetiche a bassa frequenza sono comprese tra 5 e 100 hertz. Le onde elettromagnetiche a più alta frequenza sono superiori a 1 mega-hertz. Le prime sono emesse da un solenoide, le seconde da antenne. Si tratta comunque sempre di frequenza relativamente basse e con intensità variabile da 20 a 40 Gauss.
I campi magnetici pulsati a bassa frequenza vengono prodotti artificialmente da “strumenti” elettromagnetici che generano un campo elettromagnetico di bassa intensità e frequenza.
Le emissioni elettromagnetiche sono già naturalmente presenti in natura, ad esempio l’elettromagnetismo terrestre (con una intensità di campo pari a 0.5 Gauss ) su cui si basano la bussola, le fasi lunari, le maree, gli effetti biologici dei cambi di clima stagionali.
Studiati fino dall’antichità ed applicati empiricamente fino dal 1500 d.c., le onde elettromagnetiche che prendiamo in considerazione sono quelle cosiddette non ionizzanti.
Le onde elettromagnetiche si distinguono in ionizzanti e in non-ionizzanti.
Le onde elettromagnetiche non-ionizzanti, impiegate in magnetoterapia, presentano una frequenza ed una intensità molto più basse.
Si tratta di onde che non interagiscono direttamente con la materia, non vengono assorbite dagli organi e dai tessuti biologici, ma esercitano una influenza bio-fisica sui tessuti.
Le onde elettromagnetiche non ionizzanti sono comprese tra i 10 MHZ ( megahertz ) e 300 GHZ ( gigahertz ), con una lunghezza d’onda compresa tra 0.3 e 10.000 metri al secondo; in questo intervallo sono comprese le radiofrequenze utilizzate nelle comunicazioni radio-televisive, il radar e le applicazioni mediche fisioterapiche (radar, ultrasuoni, magnetoterapia).
Le onde elettromagnetiche sono impiegate nella terapia fisica riabilitativa con effetti antalgici, nell’osteoporsi, nella patologie infiammatorie, nel riequilibrio neuro-immuno-endocrino.
Sia nella letteratura scientifica, che nelle evidenze cliniche, emerge che la MAGNETOTERAPIA esplica sinteticamente quattro effetti biologici, con quattro meccanismi di azione:
a) cellulare e subcellulare (citocromi e mitocondri)
b) interstiziale e tissutale
c) tangenziale
d) bioumorale
a) Il meccanismo cellulare consiste nell’azione, ampiamente dimostrata, dell’elettromagnetismo sulla membrana cellulare. Ogni cellula del nostro corpo è provvista di tre strati semipermeabili, con un mantello lipoproteico e “canali“ di passaggio per gli scambi tra l’interno e l’esterno della cellula stessa. L’equilibrio “elettrico“ è garantito dagli ioni Sodio e Potassio intra ed extracellulare (pompa sodio-potassio).
Quando la cellula (e con essa i tessuti e gli organi che sono formati da più cellule) subisce una depolarizzazione, si altera l’equilibrio ionico. Pertanto, per effetto di eventi traumatici, meccanici, fisici o chimici si verifica un potenziale di lesione con formazione di edema ed attivazione di sostanze mediatrici dell’infiammazione.
La magnetoterapia agisce ripolarizzando le strutture cellulari, riducendo l’edema e la catena degli eventi infiammatori.
In sostanza tutte le patologie, sia acute che croniche, possono giovarsi dell’effetto benefico della magnetoterapia.
b) Il meccanismo interstiziale consiste nell’azione, scientificamente dimostrata, che le onde elettromagnetiche agiscono biologicamente a livello delle molecole proteiche presenti nel tessuto connettivo (e quindi in tutto il corpo). Il collagene rappresenta la struttura proteica interessata dall’effetto biofisico e biologico della magnetoterapia. Il collagene, formato da proteine particolari come la prolina e l’idrossiprolina,costituisce il 9% di tutto il nostro corpo.
Le proteine contenute nel collagene presente tra le cellule si comportano come calamite elementari.
Queste proteine sono dotate di proprietà piezoelettriche e si comportano come cristalli liquidi che trasformano una energia fisica in eventi elettrochimici
Quando le proteine sono sollecitate da un campo magnetico, iniziano una rotazione micrometrica,ritornando alla posizione originale quando il campo si interrompe.
L’effetto tissutale si esplica nei confronti della concentrazione di ossigeno nei tessuti; infatti l’emoglobina, ferromagnetica, viene attivata nelle sedi di applicazione terapeutica magnetoterapica, attraverso il richiamo dei campi magnetici, con effetto simile alla ossigenoterapia iperbarica.
c) il meccanismo tangenziale consiste nell’effetto sul tessuto osseo delle onde elettromagnetiche.
Gli studi di yasuda e fukuda, risalenti al 1957, e di bassett del 1962, hanno fatto da apripista all’utilizzo della magnetoterapia nelle lesioni ossee da traumi o da riduzione del tenore calcico.
infatti sfruttando l’effetto piezoelettrico o meccanico-vibratorio delle onde elettromagnetiche sulla superficie ossea, si ottiene una stimolazione delle cellule che producono tessuto osseo (osteoblasti) ed una maggiore attivatà di riassorbimento osseo da parte degli “osteoclasti“, per effetto diretto sulle fibre collagene.
In tal modo si accelera la formazione del callo osseo, favorendo tutti gli effetti riparativi in caso di fratture.
Normalmente una frattura guarisce in un lasso di tempo compreso tra i due ed i quattro mesi, in base all’entità del danno fratturativo. In qualche caso, il consolidamento di una frattura, con la formazione di un callo osseo valido, può avvenire anche in sei mesi; questo succede in caso di trauma grave quando il trauma fratturativo si accompagna a schiacciamento di altri tessuti, cuteneo e muscolare ad esempio, con infezioni concomitanti; quando il soggetto traumatizzato è immunocompromesso (con poche difese) o è affetto da diabete; quando il trauma avviene in età avanzata ed il soggetto è osteoporotico.
Con l’impiego della magnetoterapia per lungo tempo si ottiene un effetto positivo sull’osteoporosi, favorendo la ricostruzione del tessuto osseo e riducendo la perdita del calcio.
d) l’effetto bio-umorale consiste nell’azione diretta delle onde elettromagnetiche sul complesso sistema neuro-endocrino-immunologico. E’ lo stesso sistema che viene stimolato dall’uso di un’altra terapia “naturale“ come l’Agopuntura.
Esistono evidenze scientifiche che le modificazioni di energia indotte da campi elettromagnetici a bassa frequenza agiscono direttamente sia sul sistema endorfinico (con effetti positivi sulla percezione del dolore), sia sul sistema ghiandolare endocrino.
L’azione sui mediatori chimici della trasmissione ormonale, sui mediatori chimici dell’infiammazione e dei neuro-trasmettitori, sempre agendo sulle cellule e sulle proteine, è responsabile degli effetti terapeutici della Magnetoterapia.
Il riequilibrio nervoso, l’induzione di un sonno più fisiologico, un maggiore riequilibrio ormonale anche nelle età critiche, un maggiore controllo del dolore con innalzamente della soglia di percezione, sono tutti eventi biologicamente positivi dovuti alla magnetoterapia.
In sostanza, la magnetoterapia rappresenta uno strumento terapeutico che esplica una azione molto ampia su una pluralità di situazioni para-fisiologiche o francamente patologiche che hanno in comune: il dolore, l’infiammazione, il deficit funzionale.
La magnetoterapia trova applicazione nella patologia ortopedica e reumatologica, in primo luogo, nel consolidamento delle fratture e nell’osteoporosi; nelle patologie dermatologiche ed angiologiche; in tutti casi di infiammazione ed edema; nel riequilibrio delle funzione neurovegetative, nel recupero di lesioni croniche nel malato oncologico sottoposto a radioterapia, nella riabilitazione, con impulsi magnetici controllati, della funzione vescicale e sessuale nella prostatectomie radicali e nella riabilitazione vescicale.
Sperimentata in numerose applicazioni, gradita ai pazienti in quanto non invasiva e di facile applicabilità, viene annoverata tra la terapie fisiche e riabilitative che assumeranno sempre più importanza in medicina e biologica. Le nuove frontiere mediche sono sempre più orientate verso una Medicina fisica e biotecnologica, piuttosto che in una riproposizione di una medicina “chimica“ e“ farmacologia classica“.
Applicazioni
In base alla letteratura scientifica internazionale (vedi riferimenti bibliografici allegati), la casistica dei trattamenti comprende:
Artropatie degenerative (artrosi) ed infiammatorie (artriti, reumatismo articolare acuto, artrite reumatoide)
Periartriti (scapolo-omerale), Tendiniti, Epicondiliti
Ritardo di consolidamento delle Fratture e loro complicanze (pseudoartrosi)
Pesudoartrosi congenita
Innesti ossei
Artrodesi vertebrali lombari
Osteroporosi
Necrosi ossee avascolari
Prevenzione delle infezioni nella protesi d’anca
Osteotomie femorali
Malattie del collageno e delle cartilagini articolari
Traumi muscolo-tendinei
Nevralgie post-erpetiche
Edemi post-traumatici e post-chirurgici
Ematomi
Edemi da insufficienza venosa periferica
Riabilitazione vescicale da prostatectomia e nelle lesioni midollari
Recupero di lesioni croniche nel malato oncologico sottoposto a radioterapia.
LASER YAG
L’importanza della luce nello sviluppo dei processi biologici è nota fin dall’antichità; i bagni di sole cui si sottoponevano gli egizi ne sono la prova più evidente. La possibilità di concentrare la luce e di sfruttarla in modo potenziato per scopi diversi fu intuita agli inizi del secolo scorso grazie alle teorie di Albert Einstein e, dopo il II conflitto mondiale, applicata da fisici statunitensi e sovietici.
Il Laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) è uno strumento in grado di amplificare le onde luminose senza ricorrere a convertitori elettronici ed è attualmente il più avanzato tipo di sorgente luminosa a nostra disposizione. La luce Laser si contraddistingue per 4 caratteristiche:
MONOCROMATICITA’
il Laser agisce con un’unica e precisa frequenza di emissione ed emette onde luminose con la stessa lunghezza d’onda ed energia;
BRILLANZA
il fascio di luce emesso dal Laser è estremamente intenso e potente, diffuso in una sola direzione;
COERENZA
tutti i fotoni emessi dal Laser vibrano in concordanza di fase sia nello spazio che nel tempo. Perciò ogni punto sarà colpito con le stesse caratteristiche quantitative e qualitative;
UNIDIREZIONALITA’
il Laser emette fasci di luce paralleli.
I Laser si suddividono inoltre in tre grandi sezioni:
LASER CONTINUI
che mantengono un alto livello di potenza media;
LASER PULSATI
che operano ad impulsi, raggiungono una maggiore potenza di picco, ma si caratterizzano per la bassa potenza media.
LASER SUPERIMPULSATI AL ALTISSIMA POTENZA con potenza di picco di 800 watt e potenza media di 4-5 watt per una risoluzione completa e più rapida di tutte le patologie curabili con la laserterapia medica e per la cura di patologie fino ad ora nono trattabili come le degenerazioni cartilaginee e le patologie situate molto in profondità.
La laserterapia
La tecnologia Laser applicata al campo medico ha visto la propria nascita alla fine degli anni ‘70 inizi anni ‘80 e, da quel momento ha fatto registrare una continua evoluzione.
Questo dispositivo medico attivo, di tipo non invasivo ad uso temporaneo è costruito per utilizzare, a scopo terapeutico, gli effetti biologici indotti dall’energia generata per emissione stimolata, dalla sorgente di luce Laser che, applicate a segmenti corporei del paziente, contribuisce ad eliminare o ridurre la patologia in atto.
Le applicazioni Laser sono di due tipologie:
la TERAPIA A CONTATTO che utilizza manipoli posti direttamente sulla cute e interviene mediante stimolazione di punti “trigger” o delle aree locodolenti, la TERAPIA A SCANSIONE che consente di trattare zone più vaste e in maniera automatica. Nel punto di contatto col Laser non si percepisce alcun dolore, soltanto una sensazione di calore. Occorre invece attenzione per gli occhi, infatti è necessario l’uso di occhiali durante l’irradiazione.
I tempi di trattamento delle terapie devono essere stabiliti per ogni singolo caso.
Poiché i trattamenti di Laserterapia hanno effetto cumulativo, è consigliato affrontare i disturbi cronici con trattamenti distanziati nel tempo, mentre quelli acuti con applicazioni ravvicinate.
Gli oltre 25 anni di esperienza clinica, senza che siano stati registrati significativi effetti collaterali o danni ai tessuti, confermano che l’utilizzo della Laserterapia non suscita ormai timori di non noti effetti collaterali.
La Laserterapia indica insomma una nuova frontiera per la medicina riabilitativa e preventiva ed è entrata nelle pratiche ambulatoriali più attuali, sicure ed efficaci.
Effetti terapeutici
• EFFETTO BIOSTIMOLANTE
La luce Laser accelera la cicatrizzazione di ulcere o piaghe torpide. Ricarica di energia le cellule che, se danneggiate da infiammazioni traumatiche o degenerative, ricominciano a svolgere le loro funzioni;
• ATTIVAZIONE DEL MICROCIRCOLO
la Laserterapia ha un’intensa azione vaso attiva sul microcircolo, ciò favorisce un maggior apporto nutritizio ed un miglior drenaggio di cataboliti dai tessuti;
• EFFETTO ANTALGICO
il Laser determina analgesia perché innalza la soglia di eccitabilità dei ricettori e realizza un’azione antinfiammatoria.
Campi di applicazione
I campi applicativi del Laser, dalla terapia riabilitativa a quella nell’ambito sportivo, rendono questo mezzo affidabile e consigliabile sotto il diretto controllo di un medico attento all’aggiornamento, con una solida preparazione e una lunga esperienza, che sappia ascoltare il paziente e sia quindi in grado di bene operare. La gamma di patologie che traggono vantaggio dall’utilizzo della terapia con luce Laser è estremamente vasta. Gli ambiti in cui la Laserterapia ottiene ottimi risultati sono:
• PATOLOGIA ARTRO - REUMATICA
artrosi cervicale, sciatalgie, tendinite della cuffia dei rotatori della spalla, poliartriti di mani e piedi, epicondiliti, artrosi dell’anca (in fase iniziale), gonalgie con e senza versamento, torcicollo, lombaggini, miositi, sindrome del colpo di frusta; sindrome del tunnel carpale.
• TRAUMATOLOGIA SPORTIVA
talloniti, pubalgie, contratture, fasciti plantari, stiramenti e strappi muscolari, distorsioni articolari, epicondiliti (gomito del tennista), tendiniti, contusioni, borsiti, ematomi e metatarsalgie.
Per lo sportivo è molto importante ricorrere ad un trattamento Laser immediato per poter riprendere in breve tempo la propria attività ed evitare il rischio che il problema diventi cronico.
Nella medicina sportiva ed in fisioterapia il Laser trova il più alto impiego grazie agli effetti antalgici, alle proprietà antiflogistiche e all’accelerazione delle cicatrizzazioni;
• TERAPIA RIABILITATIVA
riabilitazione motoria articolare dopo la rimozione di apparecchi gessati o interventi chirurgici ortopedici;
• ALTRE INDICAZIONI
sinusite acuta e cronica, cheloidi, ustioni, ulcere vascolari e da decubito, degenerazioni cartilaginee.
Il Laser accelera e favorisce il processo di cicatrizzazione, inibisce la presenza di superinfezioni microbiche ed ha un effetto ipermizzante con miglioramento della detersione della ferita.